Venerdì 5 giugno alle ore 20.00 sulla piattaforma RoseCanine si terrà un webinar gratuito di presentazione del corso dal titolo “Carne di selvaggina, carne di qualità a patto che…”, corso che partirà ufficialmente il 15 giugno prossimo.
Il webinar ed il corso sono aperti a tutti, senza distinzione di categorie o di esperienza professionale, dal cacciatore al consumatore, dal veterinario al ristoratore. Anche i vegetariani sono ben voluti! Con loro ho una sfida aperta… 😉
Questo corso non abilita alla figura di “Persona formata” ma va ad integrarsi con i corsi previsti dal Reg. CE 853 del 2004 (Pacchetto Igiene) sviluppando temi di approfondimento per migliorare la gestione delle carni di selvaggina e riconoscerne la qualità. I cacciatori che hanno già svolto il “Corso Cacciatore formato” con noi potranno accedere con una quota agevolata.
Il corso è quindi rivolto non solo ai cacciatori e/o alle persone formate, ma anche ai colleghi veterinari che vogliono approfondire la materia e ai consumatori delle carni di selvaggina affinché siano in grado di capire e riconoscere non solo il prodotto ma anche l’affidabilità del ristoratore che afferma di “cucinare selvaggina del posto”. Oggi come non mai, il consumatore deve avere tutte le garanzie necessarie che il prodotto che troverà nel piatto risponda alle esigenze richieste di legalità, tracciabilità, igiene e qualità organolettica-nutrizionale.
La risorsa “selvaggina” è una miniera inesplorata, un giacimento nascosto, a cui solo pochi hanno finora attinto dal punto di vista qualitativo.
Ritornare al consumo di selvaggina, seppur possa sembrare anacronistico, oggi rappresenta il recupero di una produzione sostenibile e di qualità.
Partendo da questi concetti, che per alcuni potrebbero sembrare di fatto contrastanti, cercheremo di analizzare criticamente come la caccia sia stata un percorso obbligato nell’evoluzione dell’uomo e di come questa antica forma di procacciamento del cibo sia diventata, purtroppo, un’attività ludica e non più finalizzata al sostentamento.
Così come per alcuni cacciatori la caccia è stata vista per anni come uno sport e non come un’attività di gestione, anche il consumatore ha perso quel legame con l’allevamento di sostentamento snaturando completamente il rapporto uomo/animale. C’è una sorta di ipocrisia nel consumatore medio che da un lato critica gli allevamenti intensivi e dall’altro pretende carne a basso costo. Figuriamoci poi il pensiero che può avere sulla caccia… anche se la ricerca della selvaggina al ristorante è sempre più di moda!
Può quindi l’attività venatoria diventare davvero una produzione primaria sostenibile? Dipende da molti aspetti. Sui social vanno di moda gli slogan, noi nel corso analizzeremo con ricerche e pubblicazioni scientifiche se tutto ciò che si dice sulla selvaggina sia vero o meno.
Attualmente, in Italia, grazie anche alle misure di conservazione messe in atto con la Legge 157 del 1992, abbiamo una grande quantità di selvaggina, a volte persino “troppa” in relazione ai danni e ai conflitti che possono generarsi con le attività umane (danni all’agricoltura, alla rinnovazione forestale, incidenti stradali, etc.) e per tale motivo occorrono adeguati piani di prelievo. L’attività venatoria, però, deve ancora crescere molto a livello culturale in Italia ed il mondo venatorio deve mettersi al servizio della comunità affinché la comunità possa riconoscere nei cacciatori anche un ruolo di gestione e di conservazione dell’ambiente.
Oggi siamo ancora molto distanti da questo obiettivo…