Un marchio per la selvaggina del VCO; arrivare ad un marchio di qualità certificato e sostenibile legato al territorio di provenienza è l’obiettivo del progetto “Filiera eco-alimentare” presentato lunedì 2 febbraio a Domodossola, finanziato con il contributo della Fondazione Cariplo e che vede l’Associazione Ars.Uni.Vco capofila del progetto. Ad illustrare il progetto sono stati Andrea Cottini segretario di ARS.UNI.VCO, Francesca Zanetta commissaria della Fondazione Cariplo e Roberto Viganò, Medico veterinario di AlpVet e collaboratore dell’Università di Milano. Partner del progetto sono l’Unione dei Comuni dell’Alta Ossola e l’Università di Milano (con i seguenti Dipartimenti: DIVET – Dipartimento di Scienze Veterinarie e sanità Pubblica; VESPA – Scienze veterinarie per la salute, la produzione animale e la sicurezza alimentare ; GeSDiMont – Centro Interdipartimentale di Studi Applicati per la Gestione Sostenibile e la Difesa della Montagna).
Si tratta di un unicum in Italia. Una filiera che già di fatto c’è ma occorre regolamentarla e strutturarla in modo partecipato con tutti gli attori, dai cacciatori, agli addetti alla macellazione, ai ristoratori, fino alle guide escursionistiche, all’Asl e ai diversi enti locali. Anche la selvaggina diventa un anello importante per lo sviluppo dell’enogastronomia locale. Nel contesto alpino è infatti possibile produrre oltre 7 milioni di porzioni all’anno. Solo nell’alta Valle Ossola si stima una produzione di oltre 120 mila porzioni.
“Una produzione di tale entità – ha detto il veterinario Roberto Viganò – necessita di una verifica della filiera, soprattutto a livello sanitario. Auspicabile, non solo a livello di arco alpino, ma anche a livello nazionale, riuscire e creare una vera filiera delle carni di selvaggina, arrivando a costituire un marchio di qualità certificato legato al territorio di provenienza. L’idea di base è quella di promuovere la bio-risorsa rinnovabile derivante dalla gestione delle carni di selvaggina, favorendo sistemi di economia locale competitiva nel settore agro-alimentare e turistico, ponendo attenzione alla formazione dei cacciatori e dei trasformatori del prodotto. Il tutto per arrivare alla fine alla stesura di un disciplinare di produzione etico, un tracciato in sostanza che garantisca elevata sicurezza igienico-sanitaria e riconoscibilità attraverso un marchio del prodotto finito”.
Con la Filiera vengono valorizzate le carni di selvaggina. Alla base c’è la necessità di gestire le popolazioni di ungulati selvatici nell’areale dell’Alta Val d’Ossola e diminuire i danni agli ecosistemi montani dovuti all’incremento numerico di tali specie, con particolare riferimento alle aree forestali, ai pascoli spontanei ed ai rischi idrogeologi. Ma la filiera intende anche Incentivare lo sviluppo del turismo gastronomico legato alle produzioni locali, coinvolgendo nella gestione del territorio il mondo venatorio e quello alberghiero. Il processo produttivo è innovativo e intende mantenere un approccio sostenibile alla “bio-risorsa fauna” sfruttando i presupposti normativi Comunitari e Regionali e migliorare il prodotto in termini igienico-sanitari e qualitativi, innovandone anche le modalità di presentazione gastronomica e la sua valorizzazione. Il progetto avrà la durata di 18 mesi. Guarda il servizio su TeleVco.